martedì 13 gennaio 2009

Romanticismo
Il romanticismo si colloca nella prima metà dell’800, questo nacque nel momento in cui i popoli soggetti alle guerre imperialiste napoleoniche capirono di essere assoggettati, sentirono un recupero di valori della loro identità. Nasce quindi il concetto di nazione, si ripescano le radici nel medioevo, prima considerato negativamente. La nazione è un individualità politica. [x Mazzini era comunanza di propositi]. Questo romanticismo si differenzia da quello di Hegel naturalistico in Germania in cui c’è un legame anche di sangue. Negli sviluppi di questa concezione si ritornerà allo stato primitivo del popolo tedesco chiamato “folk”. Fichte parlerà sul piano educativo del popolo tedesco dicendo che educa alla libertà, molti diranno che fichte è caduto nel nazionalismo (una nazione prevale su un'altra).
Filosofia postcantiana
Kant non fu ben compreso perché il suo linguaggio (filosofico) era un po’ impegnativo. Molti pensatori, tra cui Jacobi, studiarono Kant cercando di risolvere i problemi del noumeno, altri studiando il rapporto noumeno-fenomeno dissero che l’uomo usa le forme ma non le conosce…questi furono vicini all’idealismo. L’io penso fu trasformato in io creatore superando la spaccatura tra fenomeno e noumeno ad opera di Ficte.
L’idealismo
è ritenuto da molti come la filosofia del romanticismo. Questa definizione è incompleta perché questa è solo la più nota. Nella prima metà dell’800 l’idealismo è diverso da quello platonico, si forma su un principio assoluto: l‘io puro, io assoluto (Ficte). In Hegel si chiamerà ragione, in Schelling si chiamerà assoluto. Questo principio assoluto è la ragione enucleata dal singolo individuo e portata all’ennesima potenza. E’ una ragione propriamente detta, è una coincidentia oppositorum, è essa stessa il tutto. L’individuo è un momento del divenire della ragione stessa che è infinita.
Romanticismo
Alla fine del ‘700 ci troviamo di fronte ad una nuova situazione rispetto all’Illuminismo. I precursori di questa nuova realtà sono i letterati dello Sturm und Drang. Si assiste all‘affermazione della dimensione sentimentale e passionale fino ad allora sottoposta al dominio della ragione. L‘uomo così scopre i suoi sentimenti, i suoi valori, le sue passioni e si rende conto che ciò lo contraddistingue dagli altri uomini.
Tutti i sentimenti naturalmente vengono fuori in maniera tumultuosa poiché fino ad allora erano stati depressi.
Dall’ambito letterario il movimento si sposta negli altri campi, trovando la sua massima fioritura in tutta l’Europa all’inizio dell’Ottocento.
E’ difficile spiegare il concetto di Romanticismo. Sono state date due interpretazioni di fondo. Per una prima lettura , codificata da Hegel, il Romanticismo sarebbe quell’indirizzo culturale caratterizzato dall’esaltazione del sentimento. Ma questa è apparsa troppo angusta per il fatto che privilegia l’aspetto letterario ed artistico del R., mettendone in ombra le componenti filosofiche.
Per una seconda interpretazione il R. tende a configurarsi come un’atmosfera storica, come una situazione mentale generale. Questo significato evidenzia il R. sul piano storico-culturale, vedendo in esso tutta una serie di atteggiamenti che sorgono in relazione a determinate situazioni socio-politiche.
E’ poi difficile se non impossibile esprimere in una sola definizione l’essenza e i caratteri fondamentali del R.. Esso è pieno di ambivalenze poiché in esso coesistono il primato dell’individuo e quello della società, l’esaltazione del passato e l’attesa messianica del futuro, l’evasione nel fantastico e il realismo. Ma quello che rappresenta il punto di forza di tutto il R. è la polemica contro l’illuminismo.

IL SENSO DELL’INFINITO
Al contrario di Kant che aveva costruito una filosofia del finito, i romantici cercano ovunque l’oltre-limite, ciò che si sottrae alle leggi dell’ordine e della misura. Le esperienze dei romantici sono caratterizzate da una sorta di “ebbrezza dell’infinito”, sono anime assetate di Assoluto, desiderose di andare al di là del tempo e dello spazio, del tempo, del dolore, della morte.
I romantici si differenziano però tra di loro per il modo di intendere questo Infinito. Il modello più seguito è quello panteistico. Si concepisce cioè il finito come la realizzazione vivente dell’infinito (realtà stessa dell’infinito). Il panteismo può essere naturalistico (identifica l’infinito con il ciclo eterno della Natura) o idealistico (identifica l’infinito con lo spirito, con l’umanità stessa).
Abbiamo poi il modello trascendentistico per cui l’infinito viene a distinguersi dal finito pur manifestandosi in esso. Il finito appare come la manifestazione dell’infinito. Questo modello ammette la trascendenza dell’Infinito rispetto al finito e considera l’infinito stesso come un dio che è al di là delle sue manifestazioni mondane.

LA VITA COME INQUIETUDINE E DESIDERIO
Un altro dei motivi ricorrenti è la concezione della vita come inquietudine, aspirazione, brama, sforzo incessante. I romantici ritengono che l’uomo sia in preda ad un “demone dell’infinito”, il quale fa sì che egli si trovi in uno stato di irrequietezza e di tensione perenne, che lo porta ad andare al di là dei limiti del finito.
Bisogna prendere in considerazione la parola Sehnsucht (desiderio, aspirazione struggente) la quale forse costituisce la più caratteristica parola del Romanticismo tedesco poiché racchiude in sé l’interpretazione dell’uomo come desiderio e mancanza, desiderio verso qualcosa che sfugge sempre.
La Sehnsucht si accompagna all’ironia e al titanismo. L’ironia consiste nella superiore coscienza del fatto che ogni realtà finita risulta inferiore all’infinito. Il titanismo esprime invece un atteggiamento di sfida e di ribellione, proprio di chi si propone di combattere pur sapendo che alla fine verrà sconfitto. Talvolta il titanismo conduce al suicidio. Il titanismo è detto anche prometeismo poiché i romantici lo personificano nel titano Prometeo simbolo della ribellione in quanto tale.

martedì 30 settembre 2008

ILLUMINISMO E RELIGIONE


I tre impostori
Così definiti Mosè, Cristo e Maometto nella Francia illuminista, poiché età dei lumi, periodo storico che mise in polemica tutti i tipi di religioni, ammetteva la possibilità della religione solo nella forma del deismo.

Le motivazioni teoriche e pratiche della crisi illuministica della religione
Tutto ciò deriva da una mentalità razionalistica, la quale non riconosceva altro criterio di verità all’infuori della ragione e dell’esperienza, discutendo i dogmi come credenze anti-razionali.
Gli illuministi ritenevano che le varie religioni della storia avessero contribuito a mantenere i popoli nell’ignoranza, ostacolando il progresso; essendo convinti che la ragione vuole la felicità, reputavano la religione come un imbroglio, la quale intristiva l’umanità.

La vicenda dei Manoscritti clandestini
The Clandestine Orgnization and Diffusion of Philosophy Ideas in France from 1700 to 1750.
È una raccolta delle critichealle religioni positiviste, proibita la circolazione di questi manoscritti, riuscirono a sopravvivere clandestinamente e pubblicati con l’interessamento di Voltaire solo in seguito.

L’indirizzo deista
Il deismo crede in una religiosità naturale e immutabile, laica e razionalistica, la quale tende a concretizzarsi in un’ etica universale.
Questa forma di religione risulta l’unica in grado di garantire l’autonomia dell’umano e la realtà di una Mente superiore.

L’indirizzo ateo
- Jean Meslier
Sacerdote che ebbe una crisi interore che lo potò dal cristianesimo al materialismo. Scisse tre manoscritti clandestini di 366 fogli nei quali diede un’interpretazione politica del fatto religioso
- Barone d’Holbach
Fu il maggior filosofo del materialismo francese. Egli affermava che la corrente atea ritenesse la religione come un fenomeno patologico e irrazionale, la quale sorgesse dalla paura e non dall’intelletto. Egli diede un’interpretazione antropologica e psicologica della religione. Convinto sostenitore dell’ateismo, considerava questo come una scuola di vita e una condizione indispensabile per fondare una società migliore.

L’ideale della tolleranza
Gli illuministi hanno difeso la possibilità teorica e pratica di professare qualsiasi tipo di credo religioso.
L’illuminismo è andato a beneficio del progresso civile e delle chiese stesse, infatti ha riconosciuto a tutte uguale esistenza

domenica 7 ottobre 2007

LE RANOCCHIE NELLA PANNA(da Lascia che ti racconti di J. Bucay)
C’erano una volta due ranocchie che caddero in un recipiente di panna.Si resero subito conto che sarebbero annegate era impossibile rimanere a galla per tanto tempo in quella massa densa come le sabbie mobili. All’inizio le due rana
e si misero a sgambettare nel tentativo i raggiungere il bordo del recipiente. Ma era inutile; riuscivano soltanto a sguazzare sul posto e ad affondare. Diventava sempre più difficile risalire e respirare.
Una di loro disse ad alta voce: “Non ce la faccio più. E’ impossibile uscire di qui. Non si può nuotare in mezzo a questa roba viscida. E dato che devo morire, non vedo perché prolungare la mia sofferenza. Non riesco proprio a capire che senso abbia morire di sfinimento per uno sforzo inutile.Detto questo smise di scalciare e affondò rapidamente, inghiottita dal denso liquido biancastro.
L’altra rana, più costante o forse più cocciuta disse fra sé: “Non c’è verso di salvarsi!! Non si può fare nulla per andare avanti in mezzo a sta roba … eppure. Anche se la morte si avvicina preferisco lottare fino all’ultimo respiro: non voglio morire neanche un secondo prima che sia giunta la mia ora”. Continuò a sguazzare sempre sul posto, senza muoversi di un millimetro, per ore e ore.
E a un tratto, con tutto quello zampettare e ancheggiare, agitare e tirar calci, la panna si trasformò in burro. Meravigliata la ranocchia spiccò un salto e pattinando raggiunse il bordo del recipiente. Lo scavalcò e se ne ritornò a casa gracidando allegramente.

martedì 25 settembre 2007

UNA TAZZA DI THE'
Un filososo si recò un giorno da un maestro zen e dichiarò:"Sono venuto a informarmi sullo Zen, su quali siano i suoi principi ed i suoi scopi"."Posso offrirti una tazza di tè?" gli domandò il maestro. E cominciò a versare il te da una teiera. Qunado la tazza fu colma, il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò."Ma che fai?" sbottò il filosofo. "Non vedi che la tazza è piena?""Come questa tazza" disse il maestro "anche la tua mente troppo pienadi opinioni e congetture perchè le si possa versare dentro qualcos'altro...come posso spiegarti lo Zen se prima non vuoti la tua tazza di te?"